“Attitudini e capacità maschili e femminili”

Pubblicato il 12 dicembre 2024 alle ore 13:53

Per quale motivo quando si parla del prendersi cura dei figli ci si riferisce sempre alle madri, alle donne?

Perché dalle donne ci si aspetta devozione per la casa, dolcezza, tenerezza, pazienza, propensione per i lavori domestici?

Perché i compiti di stirare, lavare, cucinare sono compiti da donne?

Perché l’uomo che se ne occupa è definito un “uomo eccezionale” ed invece tutte le donne che lo fanno tutti i giorni sono donne che non fanno altro che sbrigare le loro naturali mansioni?

Le coppie prese in considerazione sono donne che come i propri compagni svolgono un lavoro fuori casa, spesso anche con orari e turni più pesanti rispetto a quelli dei rispettivi partner.

Per quale motivo la donna dovrebbe, oltre che svolgere il suo lavoro fuori casa, occuparsi al ritorno anche della casa e dei figli ed invece l’uomo essere completamente giustificato dalla non cura della casa e dalla non pazienza con i figli perché magari stanco e stressato?

C’è qualcosa che non quadra… Ci sono tanti padri e tanti uomini che si occupano delle faccende domestiche e di tutto ciò che riguarda la cura dei figli esattamente come la donna/moglie. La figura paterna è una figura fondamentale per i bambini, esattamente come quella materna.

Sono, quelli dei genitori, due compiti fondamentali, ma soprattutto ben diversificati che non possono essere sostituiti o accavallati. Per questo motivo è fondamentale la presenza di entrambe le figure. Molti uomini ma anche molte donne sono legate alla divisione tradizionale dei compiti tra marito e moglie.

Divisione giustificabile cinquant’anni fa quando la donna non svolgendo un’attività lavorativa fuori casa poteva occuparsi della prole e della casa maggiormente rispetto al marito, che invece per motivi di lavoro era fuori casa.

Ma nel momento cui, oggi, parliamo di donne che per fortuna sono entrate nel mondo del lavoro, l’originale divisione dei compiti non è più valida. Occorrerebbe quindi passare dalla Conciliazione, intesa come divisione rigida dei ruoli maschili e femminili all’interno della famiglia e rapporto tra lavoro, famiglia e tempo libero solo a carico delle donne alla Condivisione intesa invece come riequilibrio dei compiti di cura all’interno della famiglia.

La condivisione è fortemente influenzata dai carichi di lavoro e dal reddito familiare. Esistono, quindi, due variabili fondamentali che bisogna considerare nella relazione famiglia e lavoro e sono rappresentate dai tempi (numero di ore di impegno del lavoratore) e dalla questione economica.

Analizzando l’elemento cruciale della mia trattazione, cioè la questione della differenza tra maschi e femmine se è un elemento innato o appreso abbiamo le teorie dell’illustre sociologa Margaret Mead e della neuropsichiatra Louann Brizendine. Dalle mie ricerche è emerso che spesso questi aspetti sono influenzati dalla cultura di appartenenza.

Un ruolo fondamentale è svolto dalle agenzie di socializzazione per eccellenza: la famiglia e la scuola.

Per quanto riguarda la scuola, in questi ultimi anni, ci sono delle scuole di pensiero le quali affermano che per una crescita migliore, i bambini ed i ragazzi dovrebbero essere divisi in classi o addirittura scuole, in base al proprio sesso.

Bisogna quindi in sostanza ritornare alla divisione tra maschietti e femminucce durante le ore scolastiche perché, secondo alcuni, solo così ogni sesso potrebbe crescere secondo le proprie naturali predisposizioni senza subire “l’influenza del diverso”. 

 

Fonte: Uomo e donna, papà e mamma di Marherita Marzia Busto

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